L'isola che non c'è
Entrare nel carcere minorile di Nisida è strano. Di respirare la stessa aria di un secondino non mi va, diceva qualcuno. Ma qui di aria ce n’è talmente tanta che non bisogna rinunciare a niente. Poi però riconosci segnali di rottura, segni che ti ricordano dove sei, che ti ricordano chi sono quei ragazzi che indossano i grembiuli da cuoco e ti offrono le chiacchiere appena sfornate.